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Allergologia Molecolare

Allergologia molecolare – Cross-reattività –
CRD Component Resolved Diagnosis


Una “fonte” di allergeni (cibo, pianta, animale, ecc.) contiene migliaia di molecole di cui soltanto poche sono allergeniche. Con “molecola” allergenica o “componente” allergenico si indica generalmente una singola proteina riconosciuta da anticorpi specifici per l’allergene.
I componenti allergenici presenti in ciascuna “fonte” possono essere numerosi e hanno caratteristiche diverse che possono caratterizzare il quadro clinico del paziente ad essi sensibilizzato.

I componenti possono essere “specifici” oppure “cross-reattivi”, possono essere “stabili” oppure “labili” e sono presenti in quantità diverse nelle fonti.

La CRD (Component Resolved Diagnosis – analisi mediante componenti):
I test allergici convenzionali (Skin prick-test e ricerca IgE specifiche tradizionali) utilizzano estratti delle fonti di allergeni, invece con l'analisi mediante i componenti i test vengono eseguiti singolarmente e si quantificano gli anticorpi IgE specifici a tali componenti.
I risultati dei test permetteranno di distinguere una sensibilizzazione specifica da una cross-reattiva.

Nell'allergologia molecolare il test basato sull'estratto viene utilizzato
insieme all'analisi specifica con i componenti. L'estratto aiuta a identificare la fonte che provoca i sintomi, i componenti aggiungono informazioni vitali per quanto riguarda rischio, specificità e cross-reattività.

I componenti specifici sono propri della loro fonte, invece i cross-reattivi si possono trovare anche in specie non strettamente correlate, a volte così diffusamente da prendere il nome di “panallergeni”.

La sensibilizzazione a componenti specifici indica la causa primaria dei sintomi. Grazie a questo il medico può migliorare le raccomandazioni sugli allergeni da evitare e/o prescrivere in maniera più corretta l’immunoterapia specifica.

Il motivo per cui avviene la cross-reattività è dovuto al fatto che alcuni componenti hanno una struttura molto simile. A volte due proteine della stessa famiglia sono talmente simili che anche gli anticorpi IgE specifici non possono stabilire la differenza tra di loro!

Un esempio clinico di cross-reattività è l'allergia provocata dalla reazione crociata tra pollini e alimenti. I pazienti allergici al polline di betulla sono principalmente sensibilizzati a Bet v 1, che, come vedremo in seguito, è una proteina PR-10.

Questa famiglia di proteine è presente anche in numerosi alimenti derivati da piante, ad esempio arachide e soia, e a causa dell'elevata somiglianza gli anticorpi Bet v 1 di un paziente allergico alla betulla riconoscono in modo incrociato le proteine Gly m 4 nella soia e Ara h 8 nell'arachide.

Le proteine sono raggruppate in famiglie basate sull´omologia di sequenza e di struttura. Tra le numerose famiglie di proteine, soltanto un piccolo numero contiene componenti allergenici.

Sulla base della conformazione sterica molecolare e in particolare della struttura terziaria e della ricchezza in ponti disolfuro, responsabili della termo- e gastro-resistenza, è stato possibile classificare le molecole in “labili” e “stabili”.
Le “labili”
, sono di più frequente riscontro ma saranno facilmente degradate dalla lavorazione o dalla cottura, oppure dagli enzimi nella saliva o nell'intestino (digestione), quindi possono produrre solo sintomi al contatto con le prime vie digestive e causano prevalentemente sintomi locali quali la Sindrome Orale Allergica (SOA) (prurito, gonfiore delle labbra e/o del palato, esofagite). Di solito si tratta di sintomi di diversa intensità, incostanti, raramente preoccupanti. Sono rappresentate tra l’altro dalle Bet v 1-like (PR-10 strutturalmente simili all’allergene maggiore della betulla) e dalla profilina (vero e proprio panallergene).

Le “stabili”,
dotate di capacità di resistere alla cottura e alla digestione gastrica sono di più raro riscontro ma sono le più pericolose in quanto possono raggiungere l’intestino integre, sono quindi capaci di scatenare le reazioni più gravi (anafilassi) oltre a patologie digestive severe (enteropatie eosinofile, malassorbimento, coliche addominali e/o sindromi transitorie subocclusive, eczema ed orticaria, crisi respiratorie di asma). Tra queste particolare importanza riveste la Parvalbumina (allergene maggiore del pesce.

Il grado di stabilità accomuna una famiglia di proteine; ad esempio le famiglie di proteine di riserva sono proteine molto stabili. Le proteine all'interno delle famiglie di profiline e PR-10, invece, sono più labili.

Un altro fattore importante da prendere in considerazione è
la quantità di proteine presenti nella fonte. Infatti anche le proteine piuttosto labili possono potenzialmente provocare reazioni sistemiche se le quantità ingerite saranno sufficientemente grandi.

L’impiego degli allergeni molecolari permette di definire diversi algoritmi diagnostici utilizzabili per un miglior inquadramento del soggetto allergico. Pertanto, sapendo a quale componente un paziente è sensibilizzato e a quale famiglia di proteine appartiene tale componente, è possibile valutare il rischio di allergia.

Ecco un elenco delle principali famiglie di proteine che contengono componenti allergenici:

STORAGE PROTEINS: presenti nella frutta a guscio, semi e legumi. Stabili al calore e alla digestione , causano reazioni anche a cibi cotti. Reazioni severe spesso associate a reazioni locali (es. OAS = Sindrome Orale Allergica).

LTP: LIPID TRANSFER PROTEIN: presenti nei pollini di erbe e di alberi e nei cibi di origine vegetale, prevalentemente, nella frutta fresca della famiglia delle rosacee, pesca, mela, albicocca, prugna, ciliegia, localizzate subito sotto la buccia (Pru p3, Mal d3, Pru ar3, Pru av3), nella frutta secca noci e nocciole (Cor a 8) e nelle arachidi (Ara h 9). Associate a reazioni allergiche alla frutta e ai vegetali soprattutto in regioni (aree mediterranee) dove vengono coltivate pesche e frutta correlata. Stabili al calore e alla digestione , causano reazioni anche a cibi cotti. Causano reazioni sistemiche spesso severe quali asma, orticaria, fino a vere e proprie forme di anafilassi in seguito ad ingestione degli alimenti che le contengono a volte associate a reazioni locali (es. OAS).

(Elenco completo: Albicocca, Arachide, Arancia, Asparago, Birra, Broccolo, Carota, Castagna,Ciliegia, Fragola, Grano, Lattuga, Limone, Mais, Mandorla, Mela, Melograno, Nocciola, Noce, Orzo, Pera, Pesca, Pomodoro, Prugna, Riso, Semi di girasole, Uva.)


PR-10 (Bet v1 omologhe): presenti nei pollini, nella frutta e nei vegetali. Associate a reazioni allergiche ai pollini, frutta e vegetali specie in regioni dove betulle e altri alberi della famiglia delle Fagales sono comuni (aree Nord Europee). Nella frutta sono presenti in particolare in quella appartenente al gruppo delle Rosacee, quali la Mela (Mal d 1), la ciliegia (Pru av1), l’albicocca (Pru ar1) , la pera (Pyr c1) e in alcun i vegetali quali il sedano (Api g1), la carota (Dau c1), la soia (Gly m4) e l’arachide (Ara h8). Sono labili al calore e quindi spesso i cibi cotti sono ben tollerati. Reazioni spesso localizzate (es. OAS).
(elenco completo di tutti i cibi potenzialmente correlati: Albicocca, Anice, Arachide, Asparago, Camomilla, Carota, Ciliegia, Coriandolo, Cumino, Semi di finocchio, Fragola, Jackfruit, Kaki, Mango, Mela, Nocciola, Semi di papavero, Peperoncino, Peperone, Pera, Pesca, Prezzemolo, Sedano, Soia)

PROFILINE: proteine ubiquitarie. Presenti nei pollini d’alberi, erbe ed erbacce, nei cibi di origine vegetale e nel latex. Causano spesso cross-reattività tra queste sorgenti. Sono proteine labili al calore e alla digestione e quindi spesso i cibi cotti sono ben tollerati. Sono raramente causa di sintomatologia ma possono causare reazioni localizzate e talvolta anche severe in alcuni pazienti.
(elenco completo: Ananas, Anguria, Anice,Arachide, Arancia,Asparago,Avocado, banana, Carota, Cetriolo, Ciliegia, Cipolla, Coriandolo, Cumino, Finocchio, Fragola, Kaki, Mandorla, Mango, Mela, Melone, Nocciola, Noce, papavero, Patata, peperone, Pera, Pesca, Pisello, Pomodoro, Prezzemolo, Prugna, Riso, Sedano, Segale, Sesamo, Soia, Spinacio, Uva, Zafferano Zucca, Zucchina).
POLCALCINE: tipicamente sono markers di cross-reattività tra i pollini di alberi ed erbe ma non sono presenti nei cibi vegetali. Proteine labili. Sono raramente causa di sintomatologia ma possono causare reazioni localizzate.

TROPOMIOSINE: markers di cross-reattività tra crostacei, acari, scarafaggi, lumache, anisakis e altri invertebrati. Sono proteine leganti l’actina presenti nei muscoli. Stabili al calore e alla digestione, causano reazioni anche a cibi cotti. Reazioni spesso sistemiche severe a volte associate a reazioni locali.

PARVALBUMINE: allergene maggiore del pesce e un marker di cross-reattività tra specie differenti di pesci e anfibi. Stabili al calore e alla digestione, causano reazioni anche a cibi cotti. Reazioni spesso sistemiche severe a volte associate a reazioni locali.

SIEROALBUMINE: proteine presenti in diversi fluidi e solidi biologici di derivazione animale (es. latte, uova, sangue, carne, ed epiteli). Sono discretamente resistenti al calore e alla digestione. Possono causare reazioni consumando carni o per inalazione di peli e forfore animali. La cross-reattività tra le albumine di diverse specie animali è ben nota.

LIPOCALCINE: presenti negli epiteli di animali quali ad es. cani, gatti, cavalli e topi. Proteine stabili. Possono causare reazioni per inalazione di peli e forfore. Mostrano una modesta cross-reattività tra specie animali.

CCD (CROSS REACTIVE CARBOHYDRATE DETERMINANTS): i CCD non sono proteine ma carboidrati che possono essere veicolati da alcune proteine. Sono presenti nei pollini, nei cibi vegetali, insetti, imenotteri e loro veleni e nel latex. Sono labili e sono un marker di cross-reattività tipicamente causa di false polisensibilizzazioni nei test in vitro per veleni di imenotteri o altri allergeni contenenti CCD. Raramente causano reazioni.




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Quercia O., Zoccatelli G., Stefanini GF, Mistrello G., Amato S., Bolla M., Emiliani F., Asero R. - “Allergy to beer in LTP-sensitized patients: beers are not all the same” - Allergy - Volume 67, Issue 9, Article first published online: 30 JUL 2012